«From the point of view of an outsider, there was something slightly comforting about these enforced displays of unity. In every unexplored town there were things you’d recognize».
(Elizabeth Pisani, Indonesia etc.)
24 dicembre 2014
Ore 15.51
Isola di Madura
Bangkanal, Ningrat Hotel
Ci svegliamo alle 9.30 e consumiamo la nostra colazione a base di roti bakar coklat (pane tostato al cioccolato) e nasi goreng (l’immancabile riso fritto). Prima di fare i bagagli pensiamo di concederci un ultimo momento di relax dato che stiamo per circumnavigare un’isola in motorino senza un minimo di programma, il che presumibilmente non ci regalerà giorni di riposo. Mentre Lorenzo si gode la sua kretek e io scrivo le mie memorie, arriva una chiamata sul fisso della stanza. È la reception: “Andate via oggi o pagate un’altra notte?”. “Andiamo via oggi”. “Avete trenta minuti”. Riattacca. Come non detto, partono manovre da campo militare. In dieci minuti siamo fuori.
Addobbato il motorino come un albero di natale (che è comunque il migliore che vedremo quest’anno dato che stiamo percorrendo i territori più musulmani di Giava) partiamo alla volta del Suramadu (il ponte Surabaya-Madura che collega Giava alla sua isoletta satellite). Dopo i giri di rodaggio canonici, smettiamo di perderci inutilmente e imbocchiamo la ‘strada rosa’ che porta dritta, dritta al nostro ponte. Facciamo una piccola sosta ad un Indomaret per rifornirci di birre di emergenza in caso non trovassimo alcol sull’isola per un brindisi di Natale.
Paghiamo 3000 rupie ad un casello e iniziamo il nostro epico attraversamento sulla corsia laterale riservata ai motocicli. Ci godiamo cinque chilometri di ponte sospeso ammirando il mare sotto di noi e la costa di Madura sempre più prossima. In una decina di minuti circa ci lasciamo Surabaya alle spalle. La strada d’ingresso a Madura è ampia e scorrevole, ci sono solo pochi camion e motorini che procedono spediti nell’unica direzione del senso di marcia, sull’unica strada apparentemente esistente da qui all’interno dell’isola. Tutt’intorno si intravedono solo distese di campi coltivati e alberi spogli.
Pare sia un’isola arida e brulla, con l’unica fortuna di avere delle estese coltivazioni di chiodi di garofano con cui si producono le sigarette kretek. Camminiamo spediti e felici col sole e il vento in faccia, finché non giungiamo al bivio per la località di Bangkanal. Lì ci immettiamo in una stradina decisamente più trafficata e ci fermiamo ad un affollatissimo Pertamina.
Dopo aver speso i primi numeri del repertorio ‘turisti scemi’ sbagliando il numero di pompa due volte, ci lasciamo scivolare addosso le prime scariche di: “Bule, bule!” (“bianchi, bianchi!”) e andiamo dritti verso il centro abitato. Giungiamo ad un’ampia rotatoria dietro la quale si staglia il parco con la moschea, Masjid Agung, segno evidente che siamo nel cuore cittadino. Ci fermiamo a riflettere sul da farsi. Ci servirebbe un posto dove trascorrere la notte ma Google non ne vuole sapere. Stando al motore di ricerca, sull’isola non ci sono hotel. Cominciamo a setacciare i dintorni della moschea ma non c’è niente che somigli vagamente ad un alloggio per visitatori.
Ci fermiamo ad una rumah makan padang (taverna specializzata in cibo di Sumatra, una garanzia in ogni angolo dell’arcipelago) dove un’esuberante signora ci informa dell’esistenza del Ningrat Hotel, l’unico della città, a detta sua. Ci ragguaglia su come arrivarci, solo tre semafori e qualche svolta, e poi ci offre gentilmente di rimanere a dormire lì alla sua taverna. Rifiutiamo cordialmente lasciandoci il bonus ‘dormi ovunque’ per tempi peggiori e facciamo per congedarci.
Non ci riusciamo, la signora ci riferma sulla soglia e ci inonda di domande sul nostro soggiorno a Madura. Le diciamo che abbiamo intenzione di rimanere una notte a Bangkanal per poi dirigerci a Sumenep, il capoluogo nella parte orientale dell’isola, e finire la circumnavigazione dell’isola lungo la costa nord-occidentale. Ci dice che può accompagnarci lungo il viaggio, tanto ha le vacanze di Natale che non osserva in quanto non cristiana. Di nuovo ringraziamo ma diciamo che preferiamo andare da soli, all’avventura. Si informa quindi sulle nostre attività pomeridiane. Non faccio in tempo a fermare Lorenzo che eccola entusiasmarsi di nuovo ed esclamare: “Al faro? Posso accompagnarvi!”. Ci congediamo prima che salga in sella al motorino con noi.
Mentre finalmente riusciamo a ripartire ci informa che, in caso cercassimo eventi che hanno anche solo lontanamente a che fare con il Natale, non ce ne saranno, perché sull’isola sono tutti musulmani. In compenso ci sono comunque dei giorni di vacanza quindi sarà tutto chiuso. Non potevamo scegliere posto migliore. Se non altro è pieno di pescatori, almeno i pasti a base di pesce non mancheranno.