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Viaggi di ricerca in Indonesia

Se sei capitato su questo sito e non sei un etnomusicologo o non hai amici, parenti, conoscenti etnomusicologi, sicuramente la prima reazione sarà qualcosa del tipo: “Etno… che?”.

Voglio rassicurarti: prima di tutto io sono una viaggiatrice, una musicista e un’appassionata di viaggi e di musica. Ancor meglio quando le due cose sono combinate tra loro. Come? Eh, proprio con l’etnomusicologia.

E ora veniamo al punto: che cos’è l’etnomusicologia? Che c’entra coi viaggi? E con la musica?

L’etnomusicologia è una disciplina meravigliosa volta allo studio delle diverse culture musicali (ovvero della musica in tutte le sue forme ed espressioni a tutte le latitudini del mondo).

Ecco chi sono. Sono una donna che viaggia per ricercare la bellezza, l’essenza, le contraddizioni e le sfumature di ogni posto in cui va, seguendo il filo conduttore della musica e della cultura. Certo, non mancano viaggi occasionali, per piacere o per necessità interiore, ma il punto di vista rimane quello dell’antropologo in movimento, che non si ferma davanti alla realtà degli uffici turistici e dei fast-food ma va sempre e comunque a scavare oltre la superficie dei luoghi e delle persone.

Non è tanto la ricerca di ‘autenticità’ vanto dei ‘travel blogger’, ‘nomad traveler’ e via dicendo. La parola stessa farebbe venire i brividi alla maggior parte dei miei colleghi. È piuttosto la necessità di capire, di conoscere, di vedere cosa c’è dall’altra parte, che sia più o meno ‘autentico’, l’importante è che ci sia e che apporti un valore aggiunto al nostro baglio culturale, nostro e di chi ha la pazienza di starci a leggere o ad ascoltare.

Ricerco, in primis, perché sono una ricercatrice di professione. Ho conseguito un dottorato in Etnomusicologia (si, esiste anche questo) presso l’Università di Roma La Sapienza, il 19 settembre 2019, e ho deciso di aprire questo blog per condividere, con chi avrà la pazienza di fermarsi a leggere, tutte le mie avventure e disavventure trascorse in anni di viaggi di ricerca in Indonesia e in giro per il mondo.

Tutto è nato nel 2012 quando, studentessa della Triennale di Letteratura, Musica e Spettacolo, mi sono imbattuta in un laboratorio di ‘Musiche e danze giavanesi’ presso l’Ambasciata Indonesiana a Roma. È stato un impatto fatale. Pochi mesi dopo ero lì che iniziavo la mia Laurea Magistrale in Etnomusicologia (appena scoperta) e facevo richiesta per una borsa di studio all’Accademia Musicale di Yogyakarta, Giava Centrale.

Altri pochi mesi dopo, ero nel pieno del primo dei miei viaggi di ricerca in Indonesia. Avevo 23 anni, non ero mai uscita dall’Europa ed ero sola. Sapevo a stento l’inglese e qualche parolina di Indonesiano studiata tra uno scalo e l’altro durante la mia prima lunghissima, terrificante, eccitante traversata aerea transcontinentale.

Era il settembre del 2013.

Oggi, nel 2020, mentre edito la mia tesi di dottorato sul canto giavanese in via della prossima pubblicazione, rimetto mano ad appunti scritti in più di sette anni di vita in Asia, uniti ad altri sporadici diari scarabocchiati qua e là in giro per l’Europa e ad altri nuovi e intonsi destinati ad altre parti del mondo.

Ho trascorso gli anni più belli della mia vita cantando nei teatri delle ombre indonesiani, ascoltando musicisti ciechi dall’alto di pagode cambogiane, andando in cerca di vecchietti che conservavano gli ultimi canti delle lande desolate della Carelia russa, dormendo ovunque, cambiando mezzi di trasporto e latitudini, conoscendo più persone di quante potessi immaginarne.

Ho condiviso alcuni viaggi con amici, amiche, colleghi, colleghe. Altri, la maggior parte, li ho intrapresi in completa solitudine.

Tutto questo grazie alla ricerca e alla musica.

I viaggi di ricerca in Indonesia sono stati per me la chiave per conoscere il mondo e per farlo conoscere a chi avrà la voglia e la pazienza di leggere le mie pagine di note di campo, diari e resoconti, accompagnate qua e là da contenuti multimediali inediti.

Ho aperto questo blog per raccontare ogni cosa, per dare luce ad anni di resoconti, pensieri, dialoghi, luoghi, persone, eventi, chiusi nel cassetto, nella speranza che qualcuno trovi la forza, la voglia o l’ispirazione necessaria per intraprendere a sua volta i viaggi di ricerca in Indonesia o nel resto del mondo e non si faccia intimidire dalle possibili circostanze avverse o dalla paura dell’ignoto, dal timore di essere soli, o di essere donne, o  sole, o di non essere all’altezza.

Nella speranza che, tra qualche anno, tra un “mamma, voglio fare il pilota” e un “mamma, voglio fare l’attrice” spunti qualche “mamma, voglio fare l’etnomusicologa/o”.

Perché Gong’n’Roll? Il gong, simbolo della musica sud-est asiatica, è lo strumento che più simboleggia il mio primo slancio verso la vita all’estero, il viaggio e la ricerca musicale.

Non solo i viaggi di ricerca in Indonesia e in altri paesi in sé per sé, ma la ricerca di vita, spesso estrema, di novità e di umanità. Gong’n’Roll è un sito di storie vissute, note di viaggio, resoconti dettagliati, pensieri profondi e momenti comici, uniti a materiali audio-visivi, che narrano l’impatto ed il rapporto con altre culture e che vogliono ispirare altre persone a partire e scoprire tutto ciò che le incuriosisca, intimorisca ed esalti.

Quando arriva la vocazione al viaggio e alla scoperta, essa arriva inaspettatamente e nelle forme più impensate e non ci sono limiti che tengano. Una volta che si è in ballo si continua a ballare, si entra nel vortice del viaggio come un’estasi mistica accompagnata dal suono vibrante del gong. La ricerca diviene un fine e non un mezzo, non è più importante cosa trovare ma, come direbbe Kerouac: “L’importante è andare”.

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