Jalan Jalan

Capitolo 2 – Pertamina

«Sulla strada è di nuovo tutto perfetto, il mondo è permeato di rose di felicità, ma nessuno di noi lo sa. La felicità consiste nel capire che tutto ciò è un grande sogno strano»

(Jack Kerouac, Viaggiatore solitario)

23 dicembre 2014

(mezzanotte del 22)

Stazione di Servizio Pertamina

Da qualche parte sulla statale per Suarabaya, tra Sragen e Madiun

Abbiamo appena scoperto l’esistenza delle aree istirahat (riposo) delle stazioni Pertamina. Degli spiazzi aperti e recintati, poco distanti dai distributori di benzina, con pensiline, sdraio e panchine metalliche illuminate dalla luce dei minimarket e dei fari dalla strada, con qualche toilette e mushollah (le necessità primarie) in qualche meandro, isolate da tutto il resto ma sempre abbinate. Ne usufruiremo fino a domani mattina, prima di spararci gli ultimi 217 chilometri (secondo i nostri calcoli) fino a Surabaya.

Il pak (signore) del chiosco di sate ci ha dato un’informazione utile mentre chiudeva bottega. Dovevamo tornare a Karanganyar e svoltare in direzione Sragen, imboccando la superstrada, senza stare a perderci per paesini e montagne, il che era senz’altro più pittoresco ma rischiamo di trascorrere Natale sotto qualche burrone. Così, infilati gli strati di felpe sopra gli abiti estivi bagnati, siamo ripartiti stanchi e infreddoliti alla volta di Karanganyar.

Mentre ripercorrevamo la strada sui tornanti a ritroso, ripensavamo a come debbano essere suonati i nostri dialoghi (ora che sappiamo la traduzione effettiva di ‘longsor’):

“Mi scusi, la strada per la frana?”
“La frana? Volete andare alla frana?”
“Si, si! La frana!”
“Perché volete andarci?”
“Perché il nostro motorino non ce la fa sulla strada normale”.

Riusciamo a trovare la superstrada con meno molti problemi di quanti ce ne aspettassimo. Dritta, piana, calda e asciutta.

Se escludiamo una breve divagazione per campi e fratte indotta da cartelli immotivati (dejavù) riusciamo ad immetterci sulla direzione Madiun-Ngawi-Surabaya. Che sia la strada principale è inconfondibile. Lo testimoniano miriadi di pullman turistici e tir cargo che sfrecciano a tutta velocità, alcuni anche non contromano. L’unica consolazione sono le frequenti stazioni Pertamina, per ogni evenienza.

Questa stazione in particolare capitava a pennello, a pochi chilometri dal confine che divide le regioni amministrative di Giava Centrale e Giava Orientale, con un’area di riposo e qualche minimarket aperto. Stendiamo i sacchi a pelo sulle panche metalliche, posizioniamo le borse sotto la testa (e sotto controllo) e ci prepariamo a trascorrere la notte. Siamo ufficialmente un giorno di ritardo sulla tabella di marcia, secondo la quale siamo già da un bel pezzo a Surabaya.

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Incroci

Ore 6.00 del mattino

La notte è trascorsa magnificamente. Abbiamo dormito come due bimbi nei sacchi a pelo, tra qualche insetto molesto e il continuo viavai dei giavanesi in perenne attività tra caffè, sigarette e preghiere ad intervalli regolari. Credo siamo stati gli unici a fermarci per un’intera nottata, tutti i nostri temporanei compagni di viaggio si sono limitati al riposo di qualche ora. Immagino la loro sorpresa nel vedere due bule (‘bianchi’, come a noi non piace essere chiamati) accampati ad una stazione di servizio.

Verso le 5.40 apro gli occhi. Con i primi raggi del sole il sacco a pelo è divenuto una prigione infuocata. A parte un leggero stordimento e un leggero dolore al collo per via della geniale idea della felpa usata come cuscino, mi sento in ottima forma. Poco dopo si sveglia anche Lorenzo. Ci mettiamo a impacchettare i sacchi a pelo e a riordinare il tripudio di buste e sacche tentando di inzeppare tutto nei backpack, davanti a tutti. Il tipo di attività che non faccio mai mancare nei miei viaggi (vedi Voci dal nord).

Ordiniamo un kopimix (un’orrenda brodaglia di caffè-latte istantaneo) al ragazzo del minimarket che è rimasto in piedi tutta la notte e diamo fondo ad alcune scorte di cibo portate da casa, come un tremendo dolce al jackfruit. Poi è tempo di mandi (la doccia). Con 2000 rupie (incalcolabili in euro) abbiamo accesso alla vasca d’acqua pubblica con pentolino di plastica dei bagni del Pertamina. Confidiamo in una doccia a forma di doccia a Surabaya.

La strada dovrebbe essere tutta dritta ora, salvo imprevisti. La radio emana a gran voce il brano di Cita Citata, una nota pop-star locale: “Sakitnya tuh disini di dalam hatiku” (‘Il dolore è qui nel mio cuore’). Penso che, a questo punto, siamo pronti a ripartire.

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