«Compare qualcosa di assolutamente nuovo: l’alberghetto lindo e di poco prezzo, con la concierge che parla inglese. In Russia non avevo scelta: o ruderi dimenticati di provincia, o costosissimi penitenziari per ricchi. Anche la pulizia aumenta. La città sembra una grande farmacia triste e tutto pare un po’ finto, un paese dei campanelli, una Legolandia popolata di gnomi timidi e con tendenza all’ubriacatura solitaria».
(Paolo Rumiz, Trans Europa Express)
24 luglio 2013
Ore 14.30
Tallinn, Estonia
Tavolino del Mc Donald’s in centro
Sveglia alle 8.00… alle 8.30… alle 9.00… e via dicendo (già è un miracolo che ci siamo svegliate). Dopo esserci alzate a suon di leve da cantiere navale, ci prepariamo per una giornata all’insegna del relax: piscina e sauna al Centro Spa Kalev, (anche qua non si sbilanciano sui nomi) adocchiato ieri e agognato più della vita eterna. Non ho sognato assassinii e cadaveri in scomparti nel muro foderati di mattoni rossi, contrariamente alle aspettative, ma in compenso ho sognato Fra sul palco del festival di Viljandi (dove andremo domani), intenta a cantare il brano ‘Ullakolla’ (che non riesco a levarmi dalla testa dal Sommelo).
Infilato il costume e legati i capelli con l’elastico del portapranzo, ci appropinquiamo alla sala interrata per la colazione, a base di yogurt e muesli ai frutti rossi. Oggi è la giornata della salute. Nella sala regna la solita quiete irreale. Ci sono solo due signori al computer. Non riuscendo a stare tranquilla per più di un minuto, mi metto ad origliare i loro discorsi.
Me: “Fra ma qua è pieno di spagnoli!”
Fra (se la ride sotto i baffi): “Comunque… sono veneziani”.
Prima di darci al piacere, come al solito, viene il dovere. Ci rechiamo alla stazione, dove dovremmo prendere il treno domani, ad indagare.
Non descriverò la stazione, mi limiterò a dire che la prossima volta che passerò a Rebibbia bacerò i pavimenti.
Già che ci siamo, prima di andarcene facciamo un giro all’adiacente mercato russo. Un museo a cielo aperto. È pieno di banchi di anticaglie, cose vecchissime che non credevo esistessero ancora (o affatto) e montagne di cibo scaduto dall’aspetto loschissimo. La parte migliore, però, è quella al coperto. Ci sono vetrine contenenti tranci di carne di ogni tipo, soprattutto vasche intere di interiora, teste, lingue, orecchie. L’odore è tremendo, sembra di essere in sala di attesa di un veterinario, ma senza olezzo di disinfettante chimico. Al reparto ortofrutticolo trovo una vasca da mezzo chilo di lamponi a due euro e mi ci fiondo (alla faccia dei sei euro dei quattro lamponi finlandesi). Ovviamente me li passeggio per mezza Tallinn perché non oso degustarli previa esorcismo sanitario.
Passiamo momenti difficili al banco dei panni usati. Fra lascia la sua maglia vecchia vicino al mucchio, pensando di fare una cosa buona. Ma la signora non è d’accordo, comincia ad urlarci qualcosa in russo e gliela fa riprendere. Ce ne andiamo con la coda tra le gambe.
E finalmente arriviamo al Centro Spa. Per otto euro abbiamo diritto a due ore e mezza di tutto: piscina con scivoli acquatici, idromassaggi a varie funzioni curative, saune dai 45° agli 85°. Demordiamo dopo dieci minuti scarsi di sauna ad 85°. Usciamo in preda a giramenti di testa e ci buttiamo in piscina. Ovviamente approfittiamo anche delle docce, ma, soprattutto, del sapone delle docce, circondate da cartelli che recano la scritta: REAL LADIES LOVE CLEANLINESS. Ci sentiamo fortemente mortificate.
Io approfitto dei lavandini per lavare i lamponi. Tento anche di caparli uno ad uno ma poi mi rendo conto della situazione e smetto. Scampiamo per un pelo ad una mamma isterica che non smette di urlare ai suoi pargoli e continua a sbattere violentemente l’armadietto a fianco al nostro (abbiamo trovato l’anima gemella al pazzo). Usciamo dal Centro Spa con la sensazione di camminare sulle nuvole.
Rimesse a nuovo, ma morenti di fame dopo tutte quelle piscine e saune, andiamo all’usuale spazio pic-nic… il Mc Donald’s. E via con insalate, affettati scaduti, piadine ammuffite, lamponi, mele e yogurt. Poi però ordiniamo qualcosa: un cappuccino. Tanto per accompagnare l’ultima barretta di cioccolato geisha della Fazer. Meritava una degna cerimonia.
Prima di desinare, siamo andate all’amato supermercato perché (incredibilmente) abbiamo terminato lo yogurt. Giunte alla cassa, adocchio la solita sporta all’ultima moda con logo del supermercato, questa poi era per le bottiglie. Chiedo alla cassiera quanto costa. Questa mi guarda con molta poca fantasia e mi fa spallucce, come a dire “Che vuoi che ne sappia”. Rinuncio all’acquisto abbastanza contrariata e mi accingo a porgerle venti euro per pagare. Ma c’è qualcosa che non va: la tizia fa delle espressioni che non capisco, forse cerca di dire qualcosa ma vai a capire cosa. Rimango con la banconota a mezz’aria a cercare di capire cosa voglia da me e dalla vita. Dopo attimi di gelo, si convince e mi fa cenno di posare i soldi sulla cassa. Gli estoni me li immaginavo meno finlandesi.
Ora Fra mi ha parcheggiata qua ed è uscita alla volta del centro commerciale, per farsi un giro in attesa che ‘Jacopo’ (ormai ho un nome d’arte) finisca la sua opera. Per ora, direi che è terminata.
Ore 19.18
Stanza 305 del Fat Margaret
Buttate sul letto con cereali e cianfrusaglie
Siamo sepolte tra scatole di muesli allo yogurt e frutti rossi, depliant di località estoni, panni volanti e tazze dell’ostello fumanti piene di tè al limone (rimediato chissà dove). Il barattolo di Nescafè (unico oculato acquisto dello shopping pomeridiano di Fra) trionfa sulla sedia. I costumi e gli asciugamani sono appesi in finestra ad asciugare, faccia a faccia con la torre, come nelle migliori tradizioni partenopee. Siamo intente in una combo di relax più raffazzonamento bagagli, tra esclamazioni tipo: “Dove lo sistemo il ‘reparto colazione’?”; o “Abbiamo tovaglioli sufficienti per affrontare un viaggio in Transiberiana” e questioni irrisolte: “Fra, perché hai una forchetta nel beauty case?”.
Ci diamo da fare per fare il più possibile affinché domani mattina sia tutto pronto. Stasera torneremo al pub di ieri, che ci è piaciuto tanto. Forse anche Gennaro si unirà a noi per una rimpatriata da costa a costa. Lo abbiamo incontrato per caso mentre passeggiavamo per le vie del centro sorseggiando una Dr. Pepper. Ci ha invitate al cinema a vedere in film estone sottotitolato. Gli abbiamo dato appuntamento direttamente a cena.
Ci lanciamo quindi su per la collinetta, per un’altra camminata salutare, allo scopo di smaltire i chili di pane stantio da offrire al nostro amico Johnatan. Per la via compriamo anche due bei dipinti da un artista di strada. Johnatan oggi aveva il giorno libero, in compenso però abbiamo creato una piccionaia immane, spazzata via di tanto in tanto da qualche cornacchia aggressiva. Stiamo rivivendo l’intera filmografia Hitchcockiana in due giorni.
Abbiamo anche ribattezzato alcuni pennuti con i nomi che avevo messo sui cibi nel frigo del Cheap Sleep per non farmeli fregare: Pietro, Nicola, Gianni…
C’era anche Ilaria, una passerotta che insisteva a caricarsi molliche più grosse di lei, si affettava a stiparle nel nido e tornava a fare un altro carico esagerato.
Sulla via del ritorno ci fermiamo per l’inevitabile sosta di rifornimento dolciumi e Vana Tallinn.
Non manca il numero di punta giornaliero. Tornando in camera, sono lì, lì per aprire la porta, quando il tizio della camera a fianco finalmente si palesa davanti la sua porta aperta… nudo, completamente nudo.
Ci barrichiamo in camera a due mandate col coltello sotto il cuscino.