Karantina

Capitolo 17 – Migrazioni

«These little things make all the great difference. When they are gone you must fall back upon your own innate strength, upon your own capacity for faithfulness».

(Joseph Conrad, Heart of Darkness)

Yogyakarta, 22 maggio 2020

Come volevasi dimostrare.
La locusta gigante è tornata e la luce in bagno mi ha lasciato.

Quando pensi che non possa andare peggio di così, c’è sempre qualcosa che lo smentisce.

Oggi mi ero alzata con il buonumore e c’era il sole. Mi ero messa a studiare i langgam giavanesi e leggere il libro di Terzani, in attesa di poter uscire a fare spesa (non la faccio da più di due settimane, sto finendo anche la carta per fare la lista delle cose che sto finendo).

E invece no.

In un soleggiato primo pomeriggio, esco per usufruire del bonus ‘oggi niente pioggia Allah è grande’, mi siedo sull’amaca col PC, pronta e operativa… Poi richiudo baracca e burattini e rientro immediatamente come noto la gigante locusta sulla porta della cantina, pericolosamente adiacente alla porta di casa.

Ed è subito mental breakdown, per dirlo in un termine dignitoso.

Che uno si immagina una serie di enigmatici fotogrammi in cui hai i capelli sensualmente scompigliati, mano alla fronte, e fai espressioni contrite con elegante bicchiere di vino e scatoletta di psicofarmaci un po’ romantica e decadente… Quando la realtà è me che giravo come una pazza per casa in preda a crisi isterico-depressive, brandendo arnesi a caso con cui costruire trappole e bottiglie di Baygon ormai vuote (sempre per la faccenda della spesa) e inveendo contro ‘la cosa’ minacce di morte.

È incredibile come passi dal considerarla il mio animale da compagnia al considerarla l’anticristo.

Quindi ho passato il resto del pomeriggio a tentare metodi per scacciarla dal giardino ma senza uscire in giardino, a intessere teorie complottiste sul governo che ci controlla tramite droni a forma di ortotteri e ad intasare le chat con chiunque mi capitasse a tiro per chiedere aiuto o solo lamentarmi pateticamente della locusta gigante che continuava a tornare a casa. Tipo Lassie, ma con più ali e zampe.

C’è stato un momento in cui sono abbastanza sicura di essere uscita in giardino in pigiama con bastone della tenda a cui avevo legato con dello scotch un vecchio colino da doccia riempito di colla, brandendolo minacciosamente contro la cosa, che poi comunque non ho manco sfiorato con lo sguardo e sono rientrata con la coda tra le gambe. Il vicino osservava interessato.

Ad un certo punto invece lanciavo fiotti di Baygon liquido da dentro la porta della cantina, convinta che per chissà quale fenomeno chimico sconosciuto penetrasse fino fuori da qualche fessura del legno e uccidesse l’affare in modo indiretto.

Poi finalmente una mia amica ha risolto i miei dubbi e ha risposto al mio appello di aiuto, ponendo fine a questo circo raccapricciante.

C’è una notizia buona e una cattiva.

Quella buona è che domani mi porterà un pesticida apposito con cui scacciarle.
Quella cattiva è che c’è molta probabilità che non sia una, ma uno sciame.

Al karma chiediamo solo il meglio.

Poco dopo

È confermato. Ho uno sciame di locuste giganti migratorie che mi infesta il giardino. Enormi, schifose, infestanti locuste migratorie.
Dopo aver raccolto alcune prove inconfutabili e alibi da varie fonti, sono arrivata a questa inevitabile, triste, conclusione.

Lisa mi ha confessato che la cavalletta catturata ieri non è stata liberata in un campo, bensì gettata con tutta la busta vicino casa sua. Di sicuro, dunque, non era la stessa di ieri. Ed ora che ci penso, tutte le volte che l’ho vista in questi giorni (a parte la fase nel giardino sul retro che sono sicura fosse una ed unica, l’inimitabile Wally) non sono sicura che si trattasse della stessa. Quella di oggi, ad esempio, era più grande (nel limite di quanto sia immaginabile).

Sciami migratori (edizione biblica)

Per riassumere:

La quarantena 2020, iniziata nella mia comoda casa ai tropici NON comprensiva di acqua calda, aria condizionata, acqua potabile, doccia, WiFi, TV, Netflix, allaccio del gas, divano comodo, letto comodo, sedie, elettrodomestici, carboidrati veri, salumi e formaggi, in generale cibo decente. Ma comprensivo di: alluvioni, infiltrazioni d’acqua dal tetto, guasti di corrente, blackout, gechi giganti, lucertoloni, rospi, topi, blatte (anche volanti edizione gold) e tutta una serie di vantaggi che ti garantisce il Ramadan (tipo assenza di alcol, preghiere speciali alle due di notte a tutto volume, assembramenti per preghiere di massa dai vicini etc.) oggi si conclude in bellezza: sciame di locuste giganti migratorie in giardino.

Se tutto va bene a giugno sono in Italia.

Se tutto va male, ritirate bene i dadi di Jumanji e vediamo di finire il gioco perché non sono sicura di sopravvivere alla prossima mano.

Poco dopo

Stasera ho ordinato cena delivery dal ViaVia.
L’ho pagata quanto una settimana di spesa. Ma non me ne frega niente. Non me ne frega più niente, di niente.

Volevo del cibo vero, dell’alcol e non dover lavare i piatti con acqua finta e contorno di blatte da combattimento. Ho mangiato una pita con carne di agnello, insalata e salsa yoghurt e ho bevuto una birra (sempre la Corona, per rimanere in tema).

E buon Ramadan.

Che poi, alla fine, tutto considerato, è uno dei mali minori.

Più tardi

Ho di nuovo fame.

Mi rimangono tre pacchi di noodles chimici precotti, dei ceci durissimi pagati a peso d’oro quasi di contrabbando (non esistono ceci in Indonesia), mezzo panetto di burro, marmellate scadute, un uovo, pasta e tonno in quantità, una scatola di piselli, wafer chimici al cocco, aglio per un esercito, due datteri.

Poco dopo

Su Skyscanner cominciano a riapparire voli ‘umani’ dai primi di giugno e ciò mi da speranza.

Già con la mente proiettata a quando sarò sul mio comodo letto dopo la mia doccia calda in Italia, ripenso a tutta questa storia della quarantena qui.

Tra tutti i disagi, forse, il peggiore, levate le piaghe bibliche, la solitudine e via dicendo, è non sentirsi sicuri in casa propria, con una pandemia fuori.

Questa è la sensazione che mi rimarrà più impressa.

Ore 1.58 del mattino

Torno appena dalla cucina.

Ci ho guadagnato un pudding di pollo istantaneo piccantissimo e una blatta furtiva che si è fatta la ricognizione degli ambienti per poi ritirarsi nelle sue stanze nello sgabuzzino.

L’ho guardata con indifferenza.