Don’t push yourself

Capitolo 5 – Gilimpiadi

«Come unto these yellow sands

And then take hands:

Courtsied when you have and kiss’d

The wild waves whist:

Foot it featly here and there,

And sweet spirites bear

The burthen. Hark, hark

Su queste sabbie dorate

Danzate

E le mani intrecciate.

Dopo un bacio

E un inchino

Ecco calmate

Le acque infuriate.

Leggeri

I piedi posate

E cantate,

Dolci spiriti

Il ritornello: dai, dai!»

 (W. Shakespeare, The Tempest, Canto di Ariel, Atto I).

29 dicembre 2013

Gili Trawangan

Svacco su cuscini fronte spiaggia con narghilè

Ore 19.30

Come già era parso evidente dalle premesse, passiamo una nottata di trambusto.

Il problema è controverso: Fra ha freddo ma è dalla parte del ventilatore (l’unico che funziona), mentre io ho caldo ma non mi arriva l’aria.

Contro ogni logica, invece di spostare l’arnese o fare a cambio di posto così come siamo, ci spostiamo noi, ma in diagonale.

Quindi rimaniamo con gli stessi identici problemi di prima, ma più scomode.

Dopo una dormita ‘faticosa’, alle otto del mattino siamo in piedi, pronte per la prima giornata di diving. Ci sediamo sulle poltrone in legno della “veranda” e attendiamo il proprietario (che del resto è l’unico membro dello staff) che ci porti la colazione, come promessoci. Il menu comprende: pancake alla banana (ma più che altro olio), french toast (ma più che altro burro) e marmellata di fragole (ma più che altro zucchero a agenti chimici, effetto Big Bubble).

Pregando il mio stomaco di non ripetere la ‘Surabaya experience’, ci incamminiamo.

La giornata trascorre stranamente serena. Fra parte per la sua immersione Open Water mattutina ed io mi faccio il corso di teoria con un’istruttrice italiana simpaticissima, che mi fornisce libro, fascicolo dei test, dvd e trucchi per fissare tutto in mente a tempo record: ho un giorno per prendermi il brevetto. Domani mattina ho il test, poi finalmente posso raggiungere Fra nei fondali marini.

Ci ribecchiamo per pausa pranzo e optiamo per un leggero bakso (zuppa di polpette di scarti animali) in una vietta malandante, per non affaticare troppo gli stomaci. Il pomeriggio, Fra torna in mare per la seconda immersione, io vado alla piscina del Diving Center per fare la prova attrezzatura.

Alle quattro abbiamo finito, libere e felici di trascorrere il resto della giornata.

Optiamo per l’ ‘antropo-photo walk’ che sarebbe camminare senza senso per i meandri più remoti dell’isola a caccia di immagini pregne di ‘folklore’.

Le troviamo, decisamente. A partire dai polli sui tetti, sui muretti… e sugli alberi.

I polli di Trawangan
Compravendite
Il chiosco all’angolo
Mezzi di trasporto
Traffici

Arriviamo fino ad una verde radura tra palme e capanne, che pare esser stata adibita a campetto da calcio dai bimbi locali. Veniamo a sapere che è un evento più importante di quel che sembra: torneo tra le tre isole.

È Derby. Siamo incappate nella ‘Gili Champion’.

Oggi ogni sport è buono. Le Gilimpiadi.

Ci godiamo un po’ di partita da spettatrici, io tifo Air. Quando comincia a fare buio, cominciamo ad incamminarci verso sentieri noti, ma poi veniamo attratte come Ulisse dalle sirene dal richiamo del muezzin. Seguiamo la traccia uditiva come due etno-segugi, fino ad incontrare un’enorme moschea all’angolo di un crocicchio di viette.

Fra rischia la lapidazione entrando beata in canottiera per fare foto. Corro a munirla di scialle che le copra testa e spalle e a pregarla di usare la massima discrezione.

Finito il rapido servizio in incognito, prima di suscitare una rivolta popolare, ci affrettiamo verso la via del ritorno. Onde ingannare il tempo rimanente prima di cena, ci buttiamo in un centro massaggi sulla via principale. Per un totale di otto euro, usufruiamo di un’ora e mezza di massaggio balinese. Ce ne godiamo solo una ventina di minuti, dopo di che cadiamo in un sonno senza ritorno. Fra è momentaneamente ridestata dal muso di un gatto curioso infilatosi sotto il suo lettino. Sono tanti, e sono molesti. Io poi non ho ancora capito se hanno la coda monca perché gliela tagliano o perché è proprio una caratteristica della razza locale.

Finito il momento relax, è ora di tornare sul campo di battaglia: il mercato locale del cibo. Facciamo la spola tra i mille banchetti che vendono varietà di pesce, pollo, verdure e succhi di frutta fresca spremuta all’istante. La ressa è indicibile ma riusciamo comunque a guadagnare un posticino a sede. Per 60.000 rupie otteniamo due granchi sani con contorno di riso e tempe, un maxi spiedino di tonno e verdure grigliate con insalata e patate e un succo d’anguria. Siamo piene come otri ma non demordiamo: vogliamo il dolce. Raggiungiamo il banco suddetto e portiamo via in una graziosa scatolina di cartone tre dolci ‘a sorpresa’: un involtino verde, una palla verde ricoperta di cocco e un wingko al cocco. Che poi scopriamo essere tutto a base di zucchero giavanese, cocco e un tocco di pandan che fa colore verde.

Andiamo a spiaggiarci vicino al molo, sfidando l’alta marea che incalza minacciosa, e diamo il via ad un’altra puntata di ‘orrori da gustare’. L’involtino ha un ripieno di cocco e zucchero giavanese sciolto, è pesante ma accettabile. La palla è un inutile Flubber, ma quando si arriva allo zucchero sciolto dentro acquista un minimo di sapore. Il wingko è composto dal 400% di zucchero e il 390% di cocco.

Ci vorrebbe una tanica d’acqua per ogni morso.

Rimaniamo a goderci i fuochi d’artificio, pensando sia qualche evento particolare. Invece no, sono i venditori abusivi di botti, che li fanno ogni sera per attirare clienti. Esistono commerci al di là di ogni immaginazione.

Andiamo quindi alla ricerca di un posto dove io possa studiare un intero manuale Padi in una notte e sostenere il test di Scuba Diver il mattino successivo.

Dopo peregrinazioni vaghe unite a rischi di morte su strada causa soliti pazzi a quattro ruote/zoccoli, lo troviamo. Una spiaggetta lontano dal marasma generale, disseminata di cuscinoni colorati e priva di presenza umana. L’omino del chiosco antistante, che sarebbe il legittimo proprietario, ci fa rimanere anche se non consumiamo nulla, pur di dare a vedere una parvenza di clientela.

Quando ho la testa colma di nozioni di fisica e biologia marina e le palpebre colme di sonno, decidiamo che è tempo di ritirarci nelle nostre stanze.

Stasera lo zoo locale pare faccia riposo settimanale. Ne siamo più che liete. A parte un povero ragno invitato da Fra a tendere le sue tele altrove, è via libera.

Quando sto per mettermi a letto cantando vittoria, vedo Fra uscire in veranda e buttare un depliant di barche che avevamo preso al Diving Center. Non tengo a freno la curiosità: “Fra, perché lo butti?”. “Perché c’è una bestia morta dentro”.

Come non detto.

Gili Champion
Curva Air Ultras
Guardalinee con pollo ammonitore
Notte prima degli esami
Il pasto è servito