Voci dal Nord

Capitolo 4 – Quel bagno nel lago di Khumo

«[…] mi fecero pensare che un anno di viaggi così era forse una follia, ma mi bastò scendere dal treno, aprire i polmoni a quell’aria pungente e piena di promesse che è quella dell’alba, per risentirmi ispirato. Ero a Yala! Quante altre volte nella vita ci sarei arrivato?
Mi venne in mente Chang Choub e il suo consiglio di meditare. Questo viaggiare da solo era forse la mia meditazione! Libero dalla routine di tutti i giorni, senza alcun dovere tranne quello con la propria coscienza, la mente si acquieta, riaffiorano pensieri inutili, pensieri piacevoli, impressioni sconnesse e al fondo una grande gioia».

(Tiziano Terzani, Un Indovino mi disse)

4 luglio 2013

Ore 15.22

Sempre lo stesso ramo del lago di Khumo

…che volge a mezzogiorno(/mezzanotte) tra seni e boschi, boschi, boschi, boschi…

boschi…

Questo ed altro nelle mattinate post-sonno su materassini da mare che per fortuna, tuttavia, non si sono sgonfiati.

Sveglia alle 10.30 che avrebbero dovuto essere le 8.30, ma ci sono stati disguidi.

D’altra parte non è stato poi così male, abbiamo recuperato perlomeno due delle cento ore di sonno arretrato stile belle addormentate… nei boschi.

E dopo un sonno ristoratore niente meglio di un’altra doccia (addirittura la seconda) con vero sapone e acqua corrente. Ho persino usufruito dei prodotti della cara Noora, vedi balsamo per capelli colorati, non so quando ricapiterà.

Colazione in tutta calma col solito caffè solubile in quantità industriali, offerto gentilmente dalla cucina di Noora, e tortine al mirtillo della Fazer, il primo acquisto decente.

Poi tempo di scaricare i file audio e video sul computer e risolvere intrighi tecnici tra modalità mono/stereo del mio registratore (vedi prova con un miserabile “Fra Martino campanaro” a due voci a cappella) usciamo alla volta del festival.

Prima tappa: seminario sul canto runico estone, con tanto di esempi cantati dal coro di bambini di Prangli Island.

Meravigliosi.

Andiamo poi a ritirare i pass per la mensa che con grande sorpresa scopriamo essere gratis per noi ‘accreditati’.

Con altra grande sorpresa, scopriamo che la mensa è già chiusa.

Dunque, ci buttiamo nel solito supermercato e ce la caviamo con le consuete tortine di riso e con lo yogurt gusto lampone e vaniglia.

Sempre meglio, in fin dei conti, dell’insalata pollo e pesche che ha consumato ieri Fra sulla panchina dell’ufficio press, mentre artisti ed organizzatori ci lanciavano occhiate tra il torvo e il divertito.

Ed ora, dopo una bella conversazione in privato con Pekka, che ha consistito una specie di ramanzina circa le riprese non autorizzate più informazioni sommarie sul canto runico, ci ritroviamo nella hall del bar. Mentre ci organizziamo le prossime attività, assistiamo a canti e danze tradizionali eseguiti da un gruppo di poco performanti attendenti ai workshops.

Prossima tappa: non lo sappiamo.

Io dal mio canto, non aspetto che un attimo libero per buttarmi nel lago.

Spiaggia (io l’avevo detto)

Ore 16.50

E fu così che, snobbato allegramente il meeting di gongisti vietnamiti, in vietnamita (ma con traduzione in finlandese, per fortuna…) ci guardiamo in faccia e la decisione è unanime: “andiamo al lago”.

Felice come una Pasqua non ci penso due volte e neanche poggiato piede sull’arena mi levo tutto e mi vado a tuffare dal molo.

Stupendo, l’acqua è limpidissima e pulita, credo addirittura potabile.

Se non altro è buona (si, ho avuto modo di assaggiarne a dovere, non credevo fosse così profonda). Non è neanche tanto fredda, contrariamente a quanto mi aspettassi.

Fra documenta tutto tramite foto e filmati dalla riva, altro che canto runico.

Quel bagno nel lago di Khumo

Soddisfatta dopo innumerevoli tuffi dal molo coi bimbi finlandesi e nuotate in lungo e in largo in preda all’euforia, mi piazzo vicino a Fra a godermi il sole finlandese e a discorrere di progetti futuri e gossip vari.

Non me ne andrei più.
Se la pace interiore esiste davvero, è sul ramo del lago di Khumo.

Casa di Noora

Materassino gonfiabile

Ore 24.40

Eravamo rimasti ad ‘Un’estate al lago’.

Ricomposta e tornata come nuova, mi sento in vena di proporre a Fra una bella passeggiata per i sentieri boschivi lungo il lago.

Ma non prima di una tappa a mensa previa chiusura.

Ci riempiamo i vassoi di zuppa patate e wurstel in quantità tale da sopperire al fabbisogno dell’intera workhouse di Oliver Twist, accompagnata da cetrioli, uova sode e una specie di mousse al rabarbaro con crema alla vaniglia, più chili di pane di segale e biscotti, in parte prelevati pro scorte. Tremende.

A questo punto, passeggiata boschiva appare d’obbligo per digerire cotanto pasto. Ci immergiamo così nel verde facendo foto ad ogni centimetro quadro dell’ammirevole paesaggio che offre il lago al tramonto e raccogliamo mirtilli qua e là.

Proseguiamo finché non siamo ostacolate dal nemico: la civiltà.

Il sentiero si interrompe su una strada con casette colorate ai margini in stile coloniale (“siamo arrivate a Westeria Lane” cit.) e siamo costrette a fare retro-front. Tuttavia siamo desiderose di scoprire se ci sia qualche percorso di trekking che attraversi questo bosco incantato, ma non sembrano esserci indicazioni di sorta da nessuna parte (“chiediamo a qualKuhmo” cit.).

Tornate indietro non del tutto appagate, pensiamo di utilizzare il tempo rimanente per recarci alla stazione a prendere info sugli orari dei pullman per Kajaani e Kuusamo, che ci serviranno per andare ad Oulanka.

Inutile dire che la stazione è più desolata di Mosca durante l’assedio delle truppe napoleoniche.

Ci arrangiamo alla meno peggio.

Ci avviciniamo a leggere gli orari al tabellone, ma c’è un problema. Non capendo assolutamente un tubo di finlandese, non riusciamo a stabilire quale dei due fogli affissi contenga gli orari e quale le partenze.

Per fortuna passa di lì una giapponese che s’interessa alla questione, e non capendo assolutamente nulla d’inglese, ci fa perdere tanto tempo a fare gesti e smorfie inutili.

Ma poi arriva lui, il nostro principe azzurro sul suo pullman bianco panna: l’autista che ci ha portate all’andata da Kajaani a Kuhmo. Appena sceso dal suo mezzo incantato viene brutalmente importunato dalle sottoscritte che lo trascinano davanti al tabellone per tradurre e non contente lo seguono poi sul pullmnn per fargli consultare la mappa personale di orari.

Nonostante la molestia, lui è gentilissimo e ci risolve ogni dubbio.

Data la scarsa frequenza dei pullman e gli orari improbabili, siamo però costrette a modificare un po’ i nostri piani e rimanere una notte in più da Noora.

Fatte le dovute commissioni finiamo al solito posto: il supermercato.

Ma stavolta ne esploriamo uno nuovo e facciamo le solite scorte di dolci di ogni sorta (tra i quali il gelato Geisha che mi ha commosso).

Siamo pronte a tornare alla volta del festival rilassate e spensierate.

Fra inizia a cantare strada facendo…

Me: “Impiccheranno Giordi?”

Fra: “Eh, non so perché. Avrai detto qualcosa che me l’ha fatta venire in mente”

Me: “Impiccheranno?”

Fra: “No”

Me: “Giordi?”

Fra: “No”

Me: “Corda?”

Fra: “Probabile”

Me: “O forse qualcosa che lo ri-corda…”.

Lo spettacolo che segue riguarda diverse tradizioni di canto trasmesse oralmente.

Prima si esibiscono delle cantanti scozzesi e gallesi, poi le formidabili bimbe estoni con le loro voci più violini ed ukulele. Alla fine acquistiamo anche il loro CD e Fra s’intrattiene a tampinare la maestra di canto.

Lo spettacolo finale della giornata si svolge come al solito nella tenda in riva al lago e consiste in una performance di kantele per pochi intimi.

Molto bello, ho anche registrato col mio ordigno che forse ha deciso di iniziare a funzionare come si deve.

E ora, dopo aver beccato pioggia a secchiate, ci bardiamo in pile e k-way (se penso che solo oggi ero in bikini sulla spiaggia, boh) e torniamo a casa a riposare o perlomeno a provarci.

L’accidente della sera tuttavia ci coglie puntuale come l’esattore del canone Rai.

La lampadina della camera, improvvisamente, implode.

Dopo aver constatato che non potevamo andare avanti con la torcetta a dinamo della Quechua, ci rechiamo supplici da Noora che fortunatamente sopperisce con una lampada a stelo, salvandoci la vista e forse la vita.

Un accampamento sempre più di fortuna, di questo passo, piazzeremo la tenda in salotto.